Care compagne, cari compagni,
mi spiace molto di non poter partecipare di persona al vostro congresso ma, come sanno i compagni e le compagne lombarde, in questi giorni siamo impegnati nella grande mobilitazione contro la nuova legge sull’organizzazione della sanità lombarda proposta dall’assessora Moratti.
Il testo di legge preparato dalla giunta Fontana e che andrà in discussione tra poche settimane, invece di puntare sulla centralità del servizio pubblico e della prevenzione, aumenta ulteriormente il peso delle strutture sanitarie private accreditate con il Servizio Sanitario pubblico. Pensate che arriva perfino a prevedere case della salute e ospedali di comunità gestite dal privato!
Contro questa legge abbiamo organizzato una giornata di mobilitazione per sabato 23 ottobre, sulla base di una piattaforma elaborata da “Dico 32. Coordinamento regionale per la difesa della salute!”, manifestazione alla quale per la prima volta ha aderito tutta l’opposizione, ma partendo dai nostri contenuti. Una mobilitazione alla quale fin dall’inizio ha contribuito Rifondazione che in questi difficili anni non ha mai fatto mancare il suo impegno nella lotta per il diritto alla salute.
La Lombardia rappresenta il punto più alto di penetrazione del neoliberismo nella sanità, l’obiettivo è il medesimo in tutta Italia e in tutto il mondo capitalista: trasformare i nostri corpi in merce, la salute di tutti in profitto di pochi. L’obiettivo è chiaro: distruggere il Servizio Sanitario Nazionale, puntare ad una medicina di classe, destinata ad aumentare ulteriormente le differenze nella qualità e quantità di vita tra ricchi e poveri. In questo progetto ovviamente la medicina preventiva e territoriale non deve avere nessun peso.
Pensate che se la Lombardia fosse una nazione, come chiedeva Bossi, quasi trent’anni fa, sarebbe al secondo posto dopo il Perù come numero di morti per Covid in relazione alla popolazione!
La logica del profitto applicato alla sanità è la stessa che nega i vaccini a quasi quattro miliardi di persone per tutelare i brevetti e quindi gli interessi di Big Pharma; non mi dilungo, voi siete parte fin dall’inizio della campagna “Nessun profitto sulla pandemia. Diritto alla cura” finalizzata a raccogliere un milione di firme per obbligare la Commissione Europea a modificare il proprio comportamento di difesa totale degli interessi delle aziende farmaceutiche e di netta contrapposizione alle proposte di una moratoria sui vaccini, sui kit diagnostici e per una socializzazione del know-how. E’ bene essere chiari: la posizione della Commissione Europea deriva direttamente dalle scelte dei governi europei, in primo luogo della Germania, ma anche dell’Italia. La Commissione e i governi europei, compreso il nostro, sono corresponsabili delle migliaia e migliaia di morti che si verificano quotidianamente; sono le migliori alleate del virus. E agli interessi delle aziende farmaceutiche sono pronti a sacrificare anche la vita dei propri concittadini, infatti, come sapete, nei Paesi dove non arrivano i vaccini il virus si diffonde, si formano nuove e più aggressive varianti che arriveranno a anche da noi e nessuno, oggi, ci sa dire se i vaccini che avremo saranno in grado difenderci.
Il disprezzo per la vita umana è tragicamente visibile anche nei tre infortuni mortali sul lavoro che si verificano ogni giorno. Anche in questo caso non siamo di fronte a pura casualità, ma al risultato di politiche che, mettendo al primo posto il profitto degli imprenditori, hanno ridotto ai minimi termini la tutela della salute nei luoghi di lavoro; non sono fatalità, ma omicidi.
Prima di concludere vorrei condividere con voi qualche considerazione politica.
Non è indifferente come usciremo dalla pandemia: “ritornare agli schemi precedenti sarebbe davvero suicida, …. ecocida e genocida” sono parole pesanti, quelle pronunciate da papa Francesco, pesanti ma vere, che, almeno in questa occasione, possiamo sottoscrivere.
Per realizzare un cambiamento profondo, che metta in discussione il sistema liberista, sono necessari grandi movimenti sociali, pensieri e culture alternative ed un campo di forze politiche motivato e organizzato. Non c’è tempo da perdere. Tutto il campo antiliberista, dal locale al globale, è chiamato alla mobilitazione.
Per quanto ci riguarda siamo ben consapevoli che per noi significa ripartire da Genova 2001, da quanto allora avevamo elaborato; non ci hanno ascoltato, ci hanno represso ferocemente e la situazione odierna è la conseguenza di tale scelta.
Allora dicevamo “Un altro mondo è possibile”, oggi affermiamo che “Un altro mondo è urgentemente necessario.” Ma abbiamo elaborato insieme anche un altro slogan che ben riassume la situazione attuale “Voi, 8,5% della popolazione mondiale che possedete l’86% della ricchezza del pianeta, voi siete la malattia, noi, 7,8 miliardi di persone, la cura. La cura del pianeta, delle specie, dalla specie umana, di ogni persona.”
E da medico vi dico che in questo caso la cura passa anche attraverso la lotta.
Grazie per il tempo che mi avete dedicato.
Vittorio Agnoletto