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Fabrizio Baggi

Pubblicato in Tribuna congressuale

Care compagne e cari compagni,

in occasione dell’apertura del dibattito congressuale esprimo soddisfazione per il vero e grande elemento di novità riscontrato anche dai federali fatti e cioè il carattere unitario del congresso stesso. È chiaro a tutte e tutti che questo importante elemento da solo non è risolutivo di tutti i problemi, ma credo fermamente che sia, senza ombra di dubbio, un’ottima base di partenza. Ora il compito che a mio avviso dobbiamo darci è quello di fare un ulteriore salto di qualità nel corso dei congressi a partire da quelli dei circoli.

Prima su tutto è necessaria un’attenta lettura della fase, e conseguentemente individuare il ruolo che in essa deve avere il Partito. Le tesi congressuali parlano dei grandi cambiamenti che la pandemia ha causato ma non sottolineano, a mio parere, con la dovuta forza che “cambia tutto”. Dobbiamo insistere che esiste “un prima e un dopo” e che a partire da questa consapevolezza dobbiamo calibrare tanto la nostra iniziativa politica quanto la nostra identità ed il nostro modo di porci all’esterno e all’interno del Partito.

Il tema generale dell’ambiente e del rapporto tra umanità e natura nella sua relazione con la questione della giustizia sociale deve essere centrale: ci troviamo in una situazione drammatica che se da un lato vede un capitalismo selvaggio che distrugge l’ecosistema sulla base del profitto ad ogni costo e sopra qualsiasi cosa, dall’altro siamo in presenza di una “ricerca invasiva” a partire dalle modificazioni genetiche. Noi comunisti dobbiamo porre con radicalità il carattere distruttivo dell’azione capitalistica, sia sul piano ecologico che sociale.

Parallelamente assistiamo ad un salto di qualità nella disgregazione sociale nella quale versa il Paese. Se pensiamo alle mobilitazioni di questi giorni, al diffondersi di spiegazioni irrazionali di quanto sta accadendo, possiamo toccare con mano una situazione in cui si è dissolto ogni legame sociale, a partire da quelli che spiegano la situazione in cui viviamo. Dopo la sconfitta del movimento operaio assistiamo alla disgregazione completa del tessuto sociale che si intreccia con una grande crisi della fiducia da parte delle masse.

Gli stessi fenomeni dell’iperconessione virtuale (piattaforme, social media, smart-working ecc. ecc.) nella vita di ognuna/o ci impongono una lettura che colga questi cambiamenti epocali, su cui dobbiamo ripensare l’azione politica e la nostra proposta politica.

Per adesso mi pare che su questi nodi non abbiamo discusso abbastanza e non mi pare che le tesi – che condivido – pongano con la necessaria chiarezza questi temi che sono i temi con cui dobbiamo fare i conti oggi.

Questo ci chiede un salto di qualità anche nel modo in cui avanziamo la nostra proposta. Oggi la proposta della “Rifondazione Comunista” viene vista dalle giovani generazioni in chiave ideologica o nostalgico-commemorativa, come parte di una grande storia che però non li riguarda direttamente.

Dobbiamo riuscire a far capire che il nostro essere comunisti riguarda invece proprio il futuro, sottolineando il concetto di “comunismo come strada necessaria per il genere umano per evitare l’autodistruzione”. E’ fondamentale che riusciamo a descrivere il nostro essere comunisti non come mera prosecuzione di “ciò che eravamo” ma come opzione per uscire dalla grande contraddizione tra capitalismo e umanità dimostrando come la logica del profitto e della concorrenza rovinino il mondo e ponendo con forza il tema della salvaguardia della natura, dell’uguaglianza, della cooperazione della redistribuzione della ricchezza.

Ambiente e comunismo devono diventare una proposta importante che indichi una strada diversa da quella che le grandi multinazionali intraprendono attraverso la “green economy” fondata sul profitto dei pochi. Dobbiamo essere in grado di indicare la strada verso un “comunismo verde” che si dia il compito di portarci fuori, a sinistra, dalla grave catastrofe ambientale in atto.

La grave situazione di disgregazione e atomizzazione ci impone inoltre di intraprendere un’azione politica che non si limiti al “commento” di ciò che accade ma che lavori nella direzione della costruzione di un’organizzazione politica basata sull’inchiesta sociale interagendo positivamente con la ricomposizione e la riunificazione delle lotte, dei conflitti e delle situazioni vertenziali. Abbiamo la necessità di lavorare alla costruzione del “blocco sociale” dell’alternativa in questa situazione incasinata in cui i conflitti sono spesso spuri e in cui dobbiamo evitare che le destre diventino il punto di riferimento per la rabbia sociale che sempre più spesso emerge. Costruire l’opposizione politica e sociale, nei fatti, nella società, è il punto di fondo su cui dobbiamo cercare di fare molto di più.

Per tutte queste ragioni è necessario un reale salto di qualità, anche sul versante del rinnovamento del Partito, sia sul fronte generazionale che su quello del funzionamento interno e della direzione politica. Il congresso unitario che ci apprestiamo a svolgere deve essere l’occasione per un rilancio di Rifondazione Comunista, rivolto verso il basso e rivolto verso le giovani generazioni. Riuscire a far diventare Rifondazione Comunista un partito che dialoga ed organizza il disagio e la voglia di cambiamento che si esprime tra le giovani generazioni è un fatto assolutamente necessario per pensare di poter rilanciare il nostro progetto politico.

Mi auguro di aver dato degli spunti per il dibattito congressuale.

Un caro saluto a tutte e tutti.

Fabrizio Baggi, segretario regionale Lombardia

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