“Studiare, studiare e ancora studiare” (V. Lenin)
Lo studio, il lavoro di formazione ed autoformazione non possono in alcun modo essere considerati un lusso superfluo, un accessorio secondario dell’impegno sociale e del lavoro politico. Per le/i comunisti, comprendere come è fatto il mondo, “disvelarne l’arcano”, come fece Karl Marx nel suo imponente lavoro teorico e rivoluzionario, è la condizione senza la quale si resta inesorabilmente al di qua delle necessità, inesorabilmente prigionieri dell’opacità della realtà data, consegnati alla subalternità, malgrado tutta la generosità degli sforzi profusi. Lo avevano ben presente tutti i grandi rivoluzionari. Rosa Luxemburg, che diresse la scuola di partito della socialdemocrazia tedesca scrivendo dispense che sono divenuti dei classici sul capitalismo, invitava i militanti “studiare e imparare per il resto della loro vita”: “per noi, come partito in lotta, la storia del socialismo è scuola di vita. Ne ricaviamo sempre nuovi stimoli”.
Proprio Gramsci sottolineava che “se è vero che la storia universale è una catena degli sforzi che l’uomo ha fatto per liberarsi e dai privilegi e dai pregiudizi e dalle idolatrie, non si capisce perché il proletariato, che un altro anello vuole aggiungere a quella catena, non debba sapere come e perché e da chi sia stato preceduto e quale giovamento possa trarre da questo sapere”.
Ma il lavoro a cui Gramsci ci invitava non è pura erudizione, vacuo esercizio scolastico. “La cultura – egli affermava – è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità e conquista di una coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri”.
Di qui l’appello appassionato con cui il fondatore del Partito Comunista d’Italia si rivolgeva ai giovani: “Istruitevi, perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza; agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo; organizzatevi, perché abbiamo bisogno di tutta la vostra forza”.
Tema che riecheggiava potentemente nelle parole di Enrico Berlinguer che proprio ai giovani si rivolgeva per spronarli all’azione consapevole, la sola che può mettere fine allo stato di cose esistente: “Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi – scriveva in uno dei suoi ultimi articoli – non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia”.
Nel suo ultimo libro, ad ogni effetto il suo testamento spirituale, anche Luciano Gallino si rivolse in modo diretto ai giovani.
Gallino si chiedeva come sia possibile contrastare la rappresentazione della società propinata dai giornali, dalla TV, dai discorsi dei politici, dalle scienze economiche, dalla scuola, dall’università, dai maitre a penser che operano incessantemente ad uso e consumo delle classi dominanti e che vanno spiegando che “l’arricchimento dei ricchi solleva tutte le barche, mentre un minimo di riguardo all’evidenza empirica mostra che nel migliore dei casi, come ha scritto un economista americano, esso solleva soltanto gli yacht”.
Ebbene, Gallino non proponeva ai giovani di affrontare di corsa i monumenti del pensiero critico, ma di tenere presente che essi esistono, e quando occorre sono un formidabile antidoto contro l’ottusità e la piattezza delle rappresentazioni della società che ogni giorno si è costretti a subire. E concludeva il suo dire con un messaggio molto forte: “Nessuno è veramente sconfitto se riesce a tenere viva in se stesso l’idea che tutto ciò che è può essere diversamente, e si adopera per essere fedele a questo ideale”.
Ebbene, proprio per queste solide ragioni abbiamo con forte determinazione voluto e costruito il programma di formazione politica del Prc, un programma da aggiornare, da sviluppare e da connettere con le radici più profonde della nostra storia e con i contributi più vitali del pensiero critico. Ci diamo l’obiettivo di costruire una “scuola di partito” nazionale utilizzando le possibilità offerte dalla rete che consente di allargare la partecipazione. Dobbiamo implementare la formazione all’agire politico e sociale per fornire strumenti di conoscenza e di azione concreta alle/ai nostre/i militanti sui tanti temi di intervento (enti locali, ecologia, urbanistica, vertenze, lavoro, mutualismo, ecc.) e la socializzazione dei saperi e delle pratiche.