Ascolta il capitolo
La cosiddetta “marcia su Roma” (28 ottobre 1922) concluse questo processo. È la data da cui il regime fece decorrere la “rivoluzione fascista”.
Guido Dorso (1892-1947) descrisse la marcia su Roma con il titolo Mussolini in vagone letto1, infatti Mussolini non partecipò personalmente all’impresa che vedeva confluire a Roma gli squadristi di tutta Italia, ma ne attese gli esiti a Milano, raggiungendo Roma in vagone letto solo l’indomani.
Non mancarono anche in questo caso episodi di resistenza popolare ai fascisti: nel quartiere romano di S. Lorenzo, in cui i fascisti non riuscirono mai a mettere piede, si contarono 13 morti.
Il re Vittorio Emanuele III, dopo essersi rifiutato di firmare lo “stato d’assedio” propostogli dal Governo Facta (che avrebbe sbaragliato facilmente i fascisti), incaricò Mussolini di formare un nuovo Governo. Mussolini ottenne la fiducia della Camera con 306 favorevoli (fra cui i liberali Bonomi, Giolitti, Orlando, Salandra e i popolari De Gasperi e Gronchi), 116 contrari e 7 astensioni, e la fiducia del Senato del Regno con 196 voti favorevoli e 19 contrari. La borghesia italiana pensa ad una collaborazione di breve durata con il fascismo per superare la crisi ed in funzione anti-socialista.
A conferma dello stretto rapporto fra il nascente fascismo e il potere borghese italiano, in tutte le sue articolazioni, facevano parte del Governo Mussolini oltre a un ammiraglio e a un generale, tre ministri fascisti, due popolari, due democratico-sociali, due liberali, un nazionalista e un indipendente.
Anche Benedetto Croce appoggiò Mussolini, votandogli la fiducia in Senato perfino dopo il delitto Matteotti (10 giugno 1924), cioè dopo l’uccisione da parte di sicari fascisti di un deputato socialdemocratico che aveva denunciato i brogli elettorali fascisti e – a quanto sembra – si preparava a denunciare in Parlamento i finanziamenti inglesi ricevuti illecitamente da Mussolini dalla società petrolifera Sinclair Oil.
Giacomo Matteotti (1885-1924) fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini per volontà di Mussolini; il suo corpo fu ritrovato solo due mesi dopo.
Il 27 giugno 1924 circa 130 deputati d’opposizione abbandonarono l’aula di Montecitorio finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Giacomo Matteotti: fu il cosiddetto “Aventino”. In realtà la mossa degli aventiniani contava su un intervento del re che – naturalmente – non vi fu, e la secessione aventiniana si concluse con una sconfitta.
Il 3 gennaio 1925, di fronte alla Camera dei Deputati, Benito Mussolini si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale e storica» del delitto Matteotti.
Per saperne di più:
Libri:
- Emilio LUSSU, Marcia su Roma e dintorni, Milano, Mondadori, 1968
- Eros FRANCESCANGELI, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista, 1917/1922, Roma, Odradek, 2000
Film:
- Dino RISI, La marcia su Roma, 1962
- Cinecittà film Luce, Il primo dopoguerra in Italia
1 Guido Dorso, Mussolini in vagone letto, pp. 25-31.